Attualità e Notizie

«Qui tutta la comunità dà il meglio di sé»
inserito il 20.08.2014

Parla un brancardier...

L’evento centrale di questa seconda giornata di pellegrinaggio è stata la celebrazione durante la quale i malati hanno ricevuto il sacramento a loro destinato, l’unzione degli infermi. Ma è stata anche l’occasione per accogliere e benedire, da parte del vescovo, le nuove infermiere e i nuovi brancardiers. È un pellegrinaggio di servizio, il loro. Non sono professionisti della sanità, sono insegnanti, donne di casa, pensionati, persone a cui viene assegnato, di norma, un malato che ha bisogno di essere spostato, spinto sulla carrozzella o trainato su uno di quei caratteristici carri che sanno di Ottocento e che attraversano in lungo e in largo le spianate che stanno tra la grotta, le basiliche e l’ospedale. Ma la cura del corpo è il punto d’innesto di un’attenzione che deve arrivare a tutta la persona. Gli sguardi amorosi e i dialoghi, che si intrecciano a volte anche durante le lunghe ore di veglia nella notte, sono il terminale di quella tenerezza di cui mons. Lazzeri ha parlato nell’omelia, una carezza che incomincia dalla pelle e arriva fino al cuore.

Ettore Cavadini (nella foto), personaggio di scuola molto noto in Ticino, è uno dei brancardiers. Era venuto a Lourdes per la prima volta nel 1966 con un piccolo pellegrinaggio messo in piedi da don Albisetti (mancato pochi giorni fa) con un autobus e un gruppo di ragazzi dell’oratorio di Chiasso. Poi i pellegrinaggi con parenti strettissimi colpiti dalla malattia e che oggi lo sostengono dal cielo. Da pensionato cinque anni fa ha deciso di diventare brancardier. A 73 anni fa l’angelo custode dei malati che gli vengono assegnati. «Il malato e la ricerca del senso profondo della malattia è sempre al centro qui a Lourdes, lo era quando venivo a chiedere grazie particolari, lo è adesso. La grazia è essere qua». In che senso? «Qui si manifesta apertamente la fede, la fede cristiana incarnata nella propria comunità locale, che è come se si trapiantasse qui; e qui cresce perché qui si esprime il meglio della comunità, parrocchiale o diocesana. Qui la fede -che alcuni scoprono a Lourdes- trova conferme nei rapporti con gli altri, o nei momenti di silenzio, soprattutto quando di notte si può parlare direttamente alla roccia di Massabielle». Non c’è il rischio di deprimersi, in mezzo a tanta sofferenza? «Per me no, anzi è un momento di riscoperta della positività nella vita».

Il vescovo Lazzeri, che come potete leggere qui accanto è tornato anche ieri sul tema del cristianesimo come dono imprevedibile di vera umanità, non come sforzo di autoperfezionamento, è stato prescelto come celebrante della Messa internazionale di stamane nella Basilica di San Pio X.

(di Claudio Mésoniat, articolo tratto dal GdP del 20.08.2014)



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