La Grotta
inserito il 24.08.2013
Il tema del giorno
Alla grotta si va per pregare, per tacere, per ascoltare.
Per pregare: non sono importanti le parole e non devono spaventare le distrazioni.
Una parola di Paul Claudel può riassumere la preghiera: “Je viens te regarder”. La preghiera è più un atteggiamento che un discorso, più un abbandono che un’elencazione di bisogni: il Padre sa! Le parole fanno posto al silenzio. Spiace che a volte si debba “sonoramente” (dai microfoni) chiedere il silenzio, sovrastato da cicalecci e chiacchiericci di persone che si immaginano di ritrovarsi in piazza. Senza silenzio sparisce anche Lourdes. Ci sono persone che lo cercano e lo trovano di notte, ma in un luogo come questo è imperativo anche di giorno. Non scordiamo che Dio è definito dalla Bibbia “Sussurro di un soave silenzio” (1 Re 19,12). Il silenzio esterno (oggi così raro) favorisce il silenzio interiore, dove l’uomo si sente impregnato dalla soavità di Dio.
Tra le musiche e le armonie del Paradiso c’è anche l’assoluto silenzio (Apoc 8,1). E’ in questo silenzio che Dio parla al nostro cuore, come a Samuele (1 Sam 3). Per tutti noi esiste il rischio della sordità, dato che quella voce ci chiama ad una conversione che non vogliamo intraprendere.
La Voce si fa tanto più forte, quanto più il silenzio si allarga in noi, mentre si affievolisce e scompare nel baccano che a volte andiamo colpevolmente a cercare. È doveroso chiedersi se non siamo diventati allergici al silenzio al punto che il rumore ci è necessario come il pane. Se il pellegrinaggio ci allenasse (e penso anche a noi che seguiamo col cuore il pellegrinaggio da casa) a ricuperare il valore del silenzio, l’evento di Lourdes non sarebbe passato invano nemmeno per noi.
(di monsignor Sandro Vitalini, articolo tratto dal GdP del 23.08.2013)
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