Attualità e Notizie

Chi ha paura dei 750 di Lourdes?
inserito il 24.08.2013

editoriale del GdP del 23.08.2013

Ha incominciato “laRegione”, quando mancava una settimana alla partenza del pellegrinaggio diocesano a Lourdes. Che si fa, ragazzi? Come aiutare i nostri lettori ad attutire il contraccolpo di una notizia che si ripete ogni anno da decenni: centinaia di ticinesi che si mettono in viaggio per cielo e per terra tutti insieme, sani e malati, e vanno a investire una settimana di vacanza estiva in quel villaggio dei Pirenei gremito all’inverosimile di plebe, come una spiaggia romagnola, peraltro umida e piovosa e infestata da venditori di cianfrusaglie devote? Il rischio è che qualcuno si chieda
davvero: ma perché lo fanno? Ecco l’idea: per digerire un piatto tanto strano e «scorretto» forniamo noi l’amaro: una bella rievocazione della carnevalata di Scarpapè, di cui in questi giorni ricorrere la benedetta ricorrenza del 25esimo. E come caffè padre Callisto, zuccherato con un bel titolo: «io a Lourdes non ci credo».

E la RSI, grata per lo spunto, ieri ci ha ricamato sopra «Millevoci» (ascolta qui, ndw), ridotte a quelle di quattro esperti, tra i quali un padre Callisto furente (vedremo perché), con l’aggiunta del... limoncino: un collegamento telefonico di due minuti con l’inviata a Lourdes del GdP. Mescolare la Lourdes dei milioni di pellegrini, dei miracoli scientificamente attestati, delle migliaia di conversioni, con il grottesco fenomeno di Scarpapè, da cui la Chiesa –che ha autenticato le apparizioni di Lourdes– aveva immediatamente messo in guardia i fedeli: così tutto si perde nelle pie speculazioni su cosa sia il miracolo, su chi ci creda ancora e via spiritualeggiando.

L’importante è non fare troppo giornalismo, mandando addirittura a Lourdes un collega (non dieci, come al festival di Locarno) e facendogli raccontare, giorno per giorno con le voci dei pellegrini, perché 750 ticinesi vadano in quel posto e a fare che cosa: potrebbe diventare davvero imbarazzante.

Operazione riuscita... peccato che padre Callisto non le abbia mandate a dire a quelli della «Regione», che ha accusato di aver manipolato l’intervista: «mai detto che a Lourdes non ci credo», ha protestato indignato il popolare cappuccino, «ho solo fatto notare che pur riconoscendo l’autenticità delle apparizioni la Chiesa non impegna i fedeli a credervi» (giustissimo).

Proviamo allora a interrogarci su quei 750 ticinesi a Lourdes per una settimana. Non è forse già questo un (piccolo?) miracolo?

Quando mai il nostro Paese registra fatti di simili proporzioni e di tale profondità di significato? Molti, si dirà, ci vanno alla ricerca di una guarigione. E dunque? Se lo fanno è perché negli anni le guarigioni miracolose ci sono state per davvero, confermate da medici e scienziati spesso non credenti. È vero, come in particolare don Vitalini ha sottolineato in trasmissione, che molti altri effetti miracolosi non sono registrati e sono addirittura più importanti: la conversione dall’indifferenza religiosa, il ritorno a una fede abbandonata da tempo. La malattia e la morte non le eviterà nessuno, la fede, cioè il rapporto con Cristo (mediato dall’amore materno di Maria), rende tutta la vita più umana, comprese le sfide della malattia e della morte che possono essere affrontate non come maledizioni ma come le più grandi occasioni di maturazione e di gioia (sì, proprio di gioia, come spesso documentiamo su questo nostro giornale). L’oggettività carnale delle guarigioni (ce ne sono state in passato anche tra i pellegrini ticinesi) è però un importante test della verità cristiana: Cristo, vero uomo e vero Dio, è presente, oggi come 2000 anni fa, e il rapporto con lui coinvolge tutta la persona umana, corporeità compresa. Per questo egli guariva miracolosamente i malati 2000 anni fa e li guarisce, se vuole, anche oggi.

(di Claudio Mésoniat, editoriale tratto dal GdP del 23.08.2013)
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