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Guardare il malato come Cristo
inserito il 26.08.2011

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Il Concilio Vaticano II ci ha aiutato a ricuperare la più antica tradizione che, anche su questo Sacramento, si era smarrita. Gesù invia gli apostoli a guarire le persone con l’unzione, mentre nel medioevo si era vista questa unzione, detta “estrema”, come ultimo aiuto per l’anima dell’agonizzante.  Per chi compie il passaggio verso la patria c’è il viatico. L’unzione dei malati è in vista della guarigione o almeno del sollievo di chi soffre. Il malato è “unto” perché lotti e vinca la sua malattia. Il cristianesimo non predica il dolorismo. Nel passato una spiritualità perversa, ispirata dal manicheismo, ha portato anche grandi santi a tormentarsi con cilici e flagelli. San Francesco morente ha chiesto perdono al suo “frate asino” (il suo corpo) per averlo trattato così male. Noi convertiamo la nostra persona non a staffilate, ma attraverso gesti di bontà, di condivisione, anche con i nostri nemici. Una stolta concezione del passato lasciava pensare che i mali venissero da Dio e che Lui trattasse particolarmente male i suoi amici, tanto che Teresa d’Avila esclamava: “Ecco, Signore, perché ne hai così pochi!”. In passato, quando in una casa le disgrazie si susseguivano ininterrottamente, si soleva dire che “il Signore si era seduto in casa”. Sono espressioni che celano la visione di un Dio crudele, vendicativo, che si rallegra per le pene, le lacrime, il sangue dei suoi figli. In realtà il Cristo viene a portarci la pienezza della sua gioia e ingaggia una lotta totale contro il peccato, la miseria, l’ingiustizia, la fame, la malattia. Egli vuole che l’uomo pregusti già quaggiù la realtà del Paradiso. La Sacra unzione è dunque consacrazione per la lotta contro ogni forma di sofferenza e di malattia. È impressionante come i malati a Lourdes non chiedano la guarigione fisica, ma ringrazino per la pazienza e la serenità che ottengono. I malati sono giustamente la punta di diamante del pellegrinaggio. Sono i maestri di noi pellegrini. Vivono sei mesi nel ricordo del grande evento e sei mesi già in preparazione ad esso. Grazie al Libro d’oro tutti possono essere accolti e noi li incarichiamo di rappresentarci alla Grotta. Nella concezione materialista il malato è diventato inutile e improduttivo; nella concezione cristiana il malato è il Cristo che, sulla croce, salva e divinizza il mondo. L’unzione, che lo consacra a lottare contro la sofferenza, lo associa a tutte le miserie del mondo e lo fa nel Cristo salvatore e redentore. È importante che i malati percepiscano la loro importanza per la Chiesa e per il mondo. Anche i loro familiari devono sentirsi innalzati a dignità sublime, perché in questa “via crucis” della storia sono accanto al Crocifisso per redimere con lui il mondo.

(di don Sandro Vitalini, articolo tratto dal GdP del 26.08.2010)
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