Attualità e Notizie

Tre regole grammaticali per il cristiano maturo
inserito il 24.08.2017

Il vescovo Valerio nella sua catechesi sorprende e coinvolge i pellegrini all’ascolto

Dalla figura di Barnaba l’invito a vivere in modo più concreto e basandosi sul messaggio centrale del Vangelo la propria testimonianza di fede.

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È incredibile come ci si ritrovi a Lourdes in cinquecento ticinesi quindi una piccola comunità ma in realtà i cuori di questi cinquecento pellegrini portino una gran fetta del Ticino. Ci si accorge, tutti, che l’incontro con la Vergine non è un fatto solo personale, che riguarda esclusivamente la mia persona, ma coinvolge, nelle intenzioni di preghiera, tantissimi cari (famigliari e moltissimi conoscenti e amici) che ci hanno affidato anche le loro preghiere. È bello che sia così, perché il cuore generoso della Vergine ci contiene tutti: non solo noi cinquecento, ma anche voi che solo fisicamente siete a casa...

Vediamo però come si è svolta la giornata di ieri, caratterizzata anche dalla pioggia, per fortuna non sempre costante e che soprattutto al pomeriggio ha dato un’ampia tregua. Sono stati due i momenti centrali della giornata di ieri qui a Lourdes per i pellegrini ticinesi: al mattino la messa internazionale nella grande basilica sotterranea S. Pio X, assieme a circa altre 5mila persone e, al pomeriggio, la catechesi di mons. Vescovo. Nel mezzo (e dopo) la possibilità per molti di uscire a fare alcuni acquisti: le coroncine dei rosari, le piccole “bottigliette” con la fattezza della Madonna di Lourdes da riempire con l’acqua che sgorga sotto la Grotta, ecc.

«Siate come Barnaba»
Il vescovo Valerio nella sua tradizionale “lectio divina” quest’anno non ha annunciato il tema della sua prossima lettera pastorale, tenuto conto come lo stesso sia già stato svelato lo scorso anno (“Respirate sempre Cristo”) e come la lettera sia pronta per la diffusione nel mese di settembre. Però mons. Lazzeri ha voluto – agganciandosi comunque alla lettera pastorale – fare uno zoom sulla stessa, mettendo sotto la lente della sua riflessione la figura di Barnaba (anche se nella lettera la centralità viene data al profeta Elia), uno dei primi grandi discepoli che ha contribuito a propagare nell’immediato dopo Cristo il Verbo, la centralità del Vangelo, ossia che il figlio di Dio è venuto in mezzo a noi facendosi uomo e risorgendo dalla morte ci libera dai nostri peccati. Qui giocoforza per motivi di spazio dobbiamo andar giù con l’accetta, per non dire con la scure, sui temi toccati dal vescovo. Ed è sempre un peccato, perché la profondità (con la grande dote della semplicità) dei suoi interventi è dav vero notevole, lasciando chi lo ascolta spesso a bocca aperta; sempre interrogato e coinvolto.

Barnaba compare nel IV capitolo degli Atti degli Apostoli. Non è un trascinatore, non è un “fantasista” (diremmo noi se parlassimo con il gergo calcistico). È il “figlio dell’esortazione”, come indica il suo nome. Si è nutrito alla fonte degli Apostoli, che avevano seguito nel corso della loro vita il Signore. E ha messo al centro di tutto proprio l’essenza del messaggio cristiano, ossia la resurrezione di Cristo. Il vescovo ha quindi invitato i pellegrini che lo ascoltavano a fare come Barnaba: senza perdersi in una testimonianza cristiana segnata dal devozionalismo che non porta frutti concreti all’azione cristiana e neppure nell’attivismo che spesso è fatto solo per riempire il vuoto del proprio cuore. No, occorre prima di tutto assaporare la Parola, convivere con il punto centrale del messaggio cristiano, diventandone testimoni. È uno dei compiti che il vescovo Valerio ha affidato a chi lo ascoltava.

Ma di inviti su come vivere da cristiani nella vita quotidiana, prendendo sempre l’esempio della figura di Barnaba anche nei confronti e negli scontri con Paolo, mons. Lazzeri ne ha lanciati parecchi, sino a giungere agli ultimi tre, questa volta mutuati da tre regole grammaticali. Il vescovo ci chiede di rinunciare al comparativo : lasciar perdere quindi i paragoni, i confronti. “Era meglio...”; “era più bello...”. «Il cristiano maturo – ha detto – rinuncia al comparativo privilegiando le cose vere». In secondo luogo ci chiede di lasciar perdere il futuro anteriore : “Quando avrò costruito la casa allora riuscirò a fare questo e quest’altro...”. No, ci chiede il vescovo: «Non rimandate». E, terzo, avere grande stima del participio presente . «È il tempo dei credenti e credente vuol dire rinnovare costantemente».

(di Gianmaria Pusterla, articolo tratto dal GdP del 24.08.2017)
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