Attualità e Notizie

La croce come conversione
inserito il 19.08.2010

Il tema del giorno

Una concezione pagana di Dio ce lo fa immaginare come colui che ci manda malattie e catastrofi come “castighi”. Tutto il male in noi e fuori di noi sarebbe “croce”. In realtà l’unica croce che Gesù ci impone è quella della nostra conversione. Siamo chiamati a lasciare ogni forma di male, di egoismo, di chiusura, per accettare di lasciarci sempre più coinvolgere nell’amore trinitario. Quest’anno il nostro pellegrinaggio, come tutti gli altri, compirà un gesto insolito: si pianterà una croce accanto alla porta Saint Michel. Sia essa segno della nostra volontà di convertirci. Gesù chiese a sua madre di assumere come suo figlio i suoi stessi assassini. Umanamente parlando, Gesù chiese “troppo” a Maria. Ma questo “troppo” lo chiede anche a noi. A volte noi pensiamo che siamo chiamati a perdonare solo quei nemici che si ravvedono. No! Dio è il perdono assoluto: egli avvolge della sua misericordia anche colui che ostinatamente la rifiuta. Noi ci convertiamo se lasciamo cadere la nostra mentalità gretta per aprirci a questa corrente impetuosa dell’amore trinitario. Pensiamo ai certosini d’Algeria che hanno perdonato anche con una lettera i loro assassini prima che il loro gesto efferato si compisse. Ciò che sembra umanamente impossibile diventa possibile grazie all’irruzione dell’amore trinitario nella nostra vita. Accettando questa conversione, apparentemente durissima, noi siamo travolti da una letizia traboccante: anneghiamo il vecchio uomo e risorgiamo a nuova vita. Facciamo già quaggiù l’esperienza anticipata del Paradiso.

(di don Sandro Vitalini, articolo tratto dal GdP del 18.08.2010)



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